martedì 12 giugno 2012

[Recensione filmosa: Philadelphia] Fu in quel dolore che a me venne l'amore, una voce piena d'armonia dice: vivi ancora, io sono la vita... le lacrime tue io le raccolgo. Sto sul tuo cammino e ti sorreggo. Sorridi e spera io sono l'amore...

Trama: Andrew Beckett, giovane avvocato, è stato licenziato dallo studio legale presso cui lavora. I suoi colleghi sostengono che non era competente; Andrew afferma di essere stato licenziato perché malato di AIDS. Deciso a difendere la propria reputazione, Andrew assume Joe Miller, un avvocato, perché lo rappresenti nella causa per licenziamento illecito. I due sono divisi da differenze sociali e culturali e Joe è riluttante ad accettare il caso. E non è l'unico: nove legali hanno rifiutato di rappresentare Andrew che è impegnato a difendere la sua reputazione e la sua vita. Joe deve affrontare un genere di lotta diverso, confrontandosi con le proprie paure e i propri pregiudizi sull'omosessualità.




Il mio voto: ★★★★


Il mio commento:


Philadelphia è un film che credo sia capace di scatenare forti emozioni in un qualsiasi spettatore. La cosa che però fa più male è che, a conti fatti, il film è la trasposizione cinematografica di un evento realmente accaduto. Qui smettiamo di pensare che Tom Hanks e Denzel Washington sono davvero degli attori con la A maiuscola, quel genere di attore che sa davvero trasmettere delle emozioni che di tanto in tanto riesce pure a farti sentire parte integrante della storia. Chi legge libri potrà certamente comprendermi. Stavo dicendo? Ah sì, non si tratta più di mera finzione ma di realtà che fors'anche non fosse  proprio in quei termini, è comunque una piccola macchia d'inchiostro sulla nostra storia , a testimonianza di chi non sempre agisce secondo coscienza ma secondo interesse personale, alla ognuno tira l'acqua al suo mulino, per capirci. 


Questo film è stato per me la storia di una lotta che cerca giustizia spingendosi sempre più in là, oltre la boa, rischiando così d'incappare in qualcosa di pericoloso solo per la soddisfazione di poter vincere ed essere orgogliosi di aver vinto una nuova battaglia contro l'ingiustizia della società e del mondo che ci circonda. Inoltre, riflettendoci un po' sopra, ho anche capito perché ho pianto e perché proprio in quella circostanza. Ora vi dirò anche dove ho pianto e il perché.


La prima volta è stata dopo il rifiuto di Joe Miller ( Denzel Washington ) di difendere il collega, Beckett ( interpretato da Tom Hanks. ) In quella circostanza le lacrime sono state di rabbia. Rabbia perché ricordo bene la scena in cui Miller guardava , rasentando l'ossessione, tutto ciò che facevano le mani dell'altro; anche se stava semplicemente appoggiando il cappellino sul tavolo, lui era lì a guardare in modo molto inopportuno l'altro, il quale incarnava perfettamente la nuova immagine dell'appestato da Medioevo. Eccolo qui, uno dei grandi difetti dell'uomo: quando qualcosa è diverso da noi - o non è come vorremmo che fosse -, automaticamente quella cosa o persona diventa motivo di scherno, paura, isolamento e via dicendo. Non siamo mai pronti ad accettare qualcosa che non comprendiamo finché davanti a noi tutto improvvisamente si chiarisce e prende una forma a noi conosciuta, amica oserei dire. Un'amica effimera ed illusoria. 


La seconda invece è stato quando Beckett cerca di spiegare a Miller la sua aria preferita*, estrapolando dei versi italiani e traducendoli al compagno, dando a questi un significato più ampio, accompagnando tutto questo con un ballo emozionato ed emozionante che lascia Miller sorpreso al punto che, una volta terminato questo momento di intimo dolore condiviso, torna a casa per abbracciare sua figlia e stendersi a letto affianco alla moglie, riconoscendo così la sua fortuna. 
Ecco, qui sono certa di aver pianto perché le parole, la musica, il contesto mi hanno toccato le corde dell'anima. ho pianto perché ho riconosciuto un grande dolore che mi ha ricordato il mio.


La terza ed ultima parte è stata alla fine, quando la sera della vittoria, dopo che tutti gli amici di Beckett sono usciti dalla stanza d'ospedale per portargli i loro saluti e festeggiare la vittoria in tribunale, l'avvocato chiede al suo compagno, che se non erro era pure medico, di porre fine alle sue sofferenze con l'eutanasia. Qui invece ho pianto perché l'ho trovata una morte ingiusta. Lui per trovare la pace ha dovuto abbandonare tutti coloro che gli volevano bene, rinunciando così a molte cose belle solo per aver “ commesso l'errore ” di amare e avere rapporti con esponenti dello stesso sesso. 




* Un'aria nell'opera lirica è un brano, generalmente cantato da un solista, dove un personaggio esprime sentimenti e descrive delle situazioni. Talvolta viene utilizzata per commentare un fatto.




Ora non venitemi a dire che queste cose sono pressoché all'ordine del giorno perché sarà anche vero ma ciò non giustifica un'ingiustizia che va oltre la nostra comprensione e che, in quanto tale, non può essere analizzata appieno come potremmo fare in altri ambiti. 









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