martedì 20 dicembre 2011

[Recensione: Break. Ossa Rotte. ] « Remember me, remember me when you are down »

Trama: Jonah ha una famiglia a dir poco difficile. Ha due genitori quasi assenti, che non ricordano più perché stanno insieme e a malapena riescono a tenere le fila di un matrimonio che sta rovinando la loro vita e quella dei figli. E ha due fratelli: Will, di pochi mesi, che piange incessantemente, e Jesse, di 16 anni. Il rapporto tra Jonah e Jesse va ben al di là dell'amore fraterno. Sì, perché Jonah è l'angelo custode di Jesse, colui che ogni giorno lo salva da morte sicura per soffocamento. Jesse soffre infatti di gravi allergie alimentari, soprattutto al latte e, dato che Will è ancora un poppante, Jesse non è mai al sicuro, nemmeno in casa. I suoi attacchi sono violenti, terribili, devastanti, tanto da spedirlo in ospedale. Jonah non può permettersi di perderlo mai di vista: controlla tutto ciò che mangia, tocca, respira. Si assicura anche che quella sbadata di sua madre non allatti Will e poi tocchi il fratello. Ogni volta che il cellulare squilla, il cuore di Jonah parte al galoppo per la paura che Jesse sia in fin di vita. Jonah vuole essere più forte, ha bisogno di essere più forte, per sorreggere una famiglia sull'orlo del baratro, per sostenere un fratello che rischia di morire ogni giorno, per non cedere al raptus omicida nei confronti di un bebè che riduce a brandelli i nervi di tutti. Rompersi le ossa e guarire è l'unico modo che Jonah conosce per rinforzarsi. Perché chiunque sa che un osso fratturato ha il potere di 
curarsi da solo e di ricrescere più forte, rinvigorito.




Il mio voto: 


La mia recensione:



Questo è uno di quei libri che ho preso per curiosità, l'ho iniziato in modo decisamente spassionato ma che poi mi ha strappato il cuore dal petto e l'ha gettato sotto un camion su un autostrada. Ecco cosa mi ha fatto. Mi ha fatto male, mi ha fatta star male, mi ha fatto pure tentennare nel piangere e questo è semplicemente pazzesco perché son sempre stata dell'idea che o piangi o non piangi; non è che un giorno ti alzi e dici: “ Oggi faccio impazzire le lacrime tentennando sul farle sgorgare o meno. ”
L'autolesionismo è un argomento che, da quando l'ho scoperto circa un annetto fa, non mi ha mai “ abbandonata ”. E' una di quelle cose su cui ti vuoi informare il più possibile e allora sei lì a legger libri, ad impazzire su siti in ogni lingua per cercare articoli, libri o qualsiasi cosa che possa esserti utile. E fondamentalmente sono dell'idea che tutti siamo un po' autolesionisti. Semplicemente c'è quello che si spezza le ossa per rinforzare sé stesso e i propri cari, Jonah, o quello che si taglia per eliminare temporaneamente la causa del suo dolore. E poi veniamo noi: quelli che si fanno del male ma che non lo ammettono, il più delle volte è autolesionismo psicologico; altre volte credo si è talmente ciechi da non capire nemmeno che si cammina sul filo di un rasoio e la cosa inquietante è che se lo si fa in un rito religioso è tabù.
Ma questo è tutto un discorso a parte e si potrebbe discorrere per ore intere su cosa sia moralmente giusto o sbagliato. Questo libro forse è “ moralmente sbagliato ” vendendolo così a spanne. Per noi è inconcepibile vedere un ragazzo di diciassette anni che si rompe le ossa pensando di rafforzare una famiglia che dovrebbe chiamarsi caos cosmico abbandonato a sé stesso. Quella non l'ho mai considerata una famiglia ma una merda e gli unici che hanno sempre avuto la mia attenzione sono stati Jesse e Jonah; un bambino che piange da un secolo e dei genitori così schifosi non li voglio vedere nemmeno in un libro e non perché io sono schizzinosa o perché sono una che ha i genitori pieni di soldi e che quindi ha vissuto nell'agio fin dal primo respiro, no. Lo dico perché quelli dubito che sappiano cosa sia la vera difficoltà del vivere e forse nemmeno io lo so. Però lo vedo, ogni fottuto giorno in casa mia. Quelli per me sono solo amebe che prima di far crepare l'ultimo neurone che avevano nel cervello hanno scopato e dopo hanno sfornato un terzo figlio che ha solo peggiorato la situazione.
È ovvio che Jonah ha un disagio spropositato: il prendersi cura del fratello è col tempo maturato in un'ossessione e la situazione in cui si trova l'ha spinto a fare la cazzata delle ossa. Se questo non è amore non so cosa sia. Pazzia forse. Ma non saprei dirlo con certezza. Quello che posso dire con certezza è che Jonah è molto più altruista di me. O forse più pazzo di me. Molto probabilmente Jonah è molto più altruista e pazzo di me. Però credo che in comune abbiamo la tendenza a fare i finti distaccati, i finti “ duri ” quando un comune “ no ” ti brucia vivo.
Ecco perché questo libro mi fa questo effetto: perché io e lui fondamentalmente siamo simili, in determinate situazioni quasi ci completiamo a vicenda e il quadro complessivo è davvero strano e confuso. Io non ho mai creduto che condividere il dolore fosse il modo giusto per risolvere i problemi della famiglia ma sono sempre stata dell'idea che ognuno si gratta il suo. E forse ho sbagliato. Ma anche no.

1 commento:

  1. Splendida recensione! :)

    http://biancacataldi.blogspot.com/
    http://www.facebook.com/pages/Il-fiume-scorre-in-te/116427865107916

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