martedì 25 settembre 2012

[Recensione: Le nebbie di Vraibourg] « Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma. »

Trama: Le nebbie di Vraibourg narra la storia del diciottenne Etienne Dorin che, dopo essere cresciuto in un collegio, viene convocato dal nobile Tancrède Des Essarts per istruire il figlio. Arrivato al castello della Guyenne, il giovane viene presto invischiato nelle nebbie del mistero che avvolgono il piccolo paese normanno di Vraibourg. A rendere più insidiosa la ricerca della verità è Dorian, il figlio di monsieur Des Essarts, che fugge via da ogni lezione per nascondersi, “animale immemore”, tra le ombre del bosco che circonda il castello, in un buio che protegge e consola dalla consapevolezza di essere un ragazzo, dicono in paese, toccato da Dio. In un inquietante scenario, intessuto di falsità e inganni, si muovono i personaggi delle Nebbie di Vraibourg, avvinti da una caleidoscopica catena di eventi e intrecci imprevedibili. Un romanzo sull’ambiguità che si macchia del sangue della vendetta; una celebrazione gotica del rancore quando si arma di fine e diabolica astuzia.


Il mio voto: ★ 1 / 2


Il mio commento:


Le Nebbie di Vraibourg è un libro che ho iniziato da curiosa esploratrice in un genere letterario che conosce poco e che a fine lettura mi ha lasciata di sasso , in quanto questo non è un libro che lascia indifferenti. Pian piano ti accompagna e , sempre quieto quieto, ti gioca un tiro mancino, rimescola davanti ai tuoi occhi le carte a suo piacimento e , alla fine , quando ormai pensi che non potranno più esserci rivelazioni shock e mascelle cascanti ( da parte tua ), ecco il colpo di grazia che non ti lascia nemmeno dire “ Zio sbuccia nespole ” talmente fa effetto.
Un altro pregio di questo libro è che ti fa proprio venir voglia di essere lì , anche come fantasma, 
per vedere tutti i retroscena, trovando così risposta a tutti quei segreti che nemmeno a fine lettura trovano davvero una conclusione. In parole povere questo è un libro che va vissuto, oltreché letto. 
Non è altresì possibile non entrare in empatia con il personaggio di Etienne, da sempre orfano mantenuto in un collegio da un misterioso uomo che un giorno gli propone di diventare l'insegnante del figlio. Un figlio indubbiamente strano e sfuggente, bello e feroce come una fiera , crudele, spietato e privo quasi di qualsivoglia sentimento. Ma, badate bene, che tutto ciò che viene detto, in realtà, non è stato mai detto. Vraibourg, a conti fatti, è la città del controsenso, del mistero e dell'inganno, perlopiù reciproco.
Etienne, Dorian, Tancrède Des Essarts (il nobile), Ophélie, Madeline sono tutti personaggi che si evolvono con la storia, facendosi quasi manipolare da mani esperte ed esterne come il pongo, assumendo continuamente forme nuove che , inevitabilmente,
 lasciano sempre trasparire un qualcosa su di loro, atto a confondere chi legge.
Credo che sia impossibile riuscire a capire davvero il finale prima di averlo letto e anche lì si rimane comunque sì sbalorditi ma anche confusi e insaziati come se il pasto non fosse realmente finito e mancasse ancora qualche portata perché questo libro non è fatto per saziare, bensì per insinuare dubbi che sono incapaci di svanire. Sono dell'idea che per avere questo effetto bisogna innanzitutto ringraziare i personaggi, attori magistralmente manovrati come burattini, burattini che sanno solo metterci la faccia perché le parole e i comportamenti sono detti e compiuti da quelle mani esterne capaci di modellare il pongo dei loro artisti, puntini neri in un modo bianco che si credono importanti ma che in realtà possono essere solo delle deboli pedine in un gioco più grande di loro.

[Recensione: La rosa e il pugnale] « Se mi stendessi qui. Se mi stendessi semplicemente qui, Ti stenderesti con me e ti dimenticheresti del mondo? »

Trama: Amélie Morel è una brillante studentessa di architettura e vive a Parigi. 
Con un gruppo di compagni, e sotto la guida dell’affascinante professor Claude Rolland, partirà per Carcassonne, patria dei Catari, con lo scopo di effettuare uno studio sulla cittadella restaurata. 
Amèlie è entusiasta, ma ancora non sa che al suo gruppo se ne unirà un altro, proveniente dall’Università di Grenoble, e che uno degli studenti selezionati altri non è che Louis, il suo ex ragazzo. 
Fortunatamente, Amélie farà subito la conoscenza del bello e misterioso Jean, che rapirà il suo cuore. 
A Carcassonne, però, ritorneranno a galla gli incubi del suo passato e lei si vedrà costretta ad accettare il suo destino: quello cioè di comunicare con gli spettri per aiutarli a raggiungere la Luce. 
Nel vetusto albergo in cui alloggia, Amèlie verrà tormentata dal fantasma di un uomo che non le dà tregua, ma molti altri spettri inizieranno ad apparirle, con il loro aspetto orribile e le continue invocazioni di aiuto. 
Amèlie, disperata, cercherà conforto tra le rassicuranti braccia di Jean, ma dovrà vedersela anche con Louis, sempre più geloso del loro rapporto, e finirà coinvolta in un complicato triangolo amoroso. 
Con l’aiuto della sua carissima amica Fleur, tenterà di capire come aiutare lo spettro che la tormenta, e anche di trovare un significato alla presenza, nell’albergo, di innumerevoli quadri raffiguranti una rosa trafitta da un pugnale. 
Giorno dopo giorno verrà a galla una verità sconvolgente, legata anche ai Catari e al loro leggendario tesoro, e che condurrà Amélie al confine tra la vita e la morte.


Il mio voto: 


Il mio commento:


Credo sia inconfondibile lo stile di M.P. Black in quanto riesce sempre a trasmettere veramente quello che scrive. Le situazioni, i personaggi... molto di questo libro mi ha ricordato Ghost Wisperer , un telefilm che ho amato fin da piccola e che sto guardando senza autocensure col cuscino in questi ultimi tempi. Dicevo? Ah, sì. Le emozioni la fanno da padrone e si nota una maturità stilistica notevole. Purtroppo non posso fare un vero confronto con le precedenti opere perché , a malincuore, mi sono fermata al secondo capitolo della saga di Lisa Verdi che conto di poter finire al più presto dandomi una mossa.
La rosa e il pugnale penso sia un libro passionale perché senza le emozioni che continuano a entrare e uscire dalle pagine, ma soprattutto da te, non sarebbe stato così bello da leggere perché una storia così era già vincente di suo , con tutti gli intrighi , i misteri, i segreti , le incomprensioni, gli amori che sbocciano come una rosa e che vengono trafitti da un pungnale, tutta la storia del conte e dei Catari, le rivelazioni shock... sono tutti ingredienti per un cocktail esplosivo, ricco di passioni e capace di farti amare ogni singola parola stampata sulla carta. Ma sarebbe mancato quel magico qualcosa che ha reso così bella la lettura. Devo dire che all'inizio per qualche arcano motivo ero partita un po' a rilento e non riuscivo a capirne il motivo perché sapevo già prima di iniziare la lettura che questo sarebbe stato un libro valido e , a discapito di quel che si possa dire in giro, questo è un libro che si giudica già dalla copertina.
Inutile dire che mi ha incuriosita non poco il triangolo Louis, Amélie, Jean e, scusate se scado un po' nel banale, ma il fascino del bel tenebroso ha colpito in pieno anche se non credo sia per questo che ho apprezzato Louis. All'inizio ero entusiasta delle attenzioni di Jean nei confronti della protagonista ma il suo comportamento, l'alone di mistero, le cose che diceva Louis su di lui - che oltretutto sembravano dannatamente vere!!! - mi hanno fatto pensare che forse per una volta potevo lasciar perdere un biondino per farmi ammaliare dallo stronzo tenebroso. ;)
Il personaggio che però più di tutti ho amato è stato il Visconte Raimond Roger Trencavel, un'anima “ dannata ” costretta a portare le catene di una morte indegna e il peso di aver fallito nella sua missione. Ecco, se dovessi dire chi è il mio personaggio preferito del libro direi che è proprio il Visconte. Anche se questo personaggio sembra più una figura di “ contorno ” , l'ho amato fors'anche perché attratta dal suo fascino. In verità penso che siano state le sue emozioni, quell'essere così impavido da rischiare tutto in vita per aiutare i Catari e mostrare poi quella debolezza insita nell'essere umano davanti alle ombre mandate dal Male che me lo ha fatto piacere così tanto perché è quel suo essere vivo nonostante la morte a renderlo così protettivo e altruista nei confronti di Amèlie ma così pavido ed impaurito come un cucciolo davanti alle ombre che lo attanagliavano , spaccando così a metà le sue due figure: quella del cavaliere e del puro, che a tutti i costi protegge gli innocenti e l'altra facciata, quella di un uomo che ha tutto da perdere anche dopo la morte che insinua dubbi nella sua mente e nel suo cuore, credendo così di essere una delle vittime del Male. Il Visconte a conti fatti è una figura ingenua ma forte, consapevole eppure pavida, un innocente che si crede colpevole.
In questo libro si viene trascinati assieme alla protagonista in un mondo popolato da Angeli Custodi, Male Supremo, fantasmi dannatamente reali ( ottime le descrizioni dei fantasmi ) che davano un'impressione davvero nauseante - e che in certe occasioni mi hanno pure un po' lasciata lì come una platessa impanata -, rapimenti e sette e un indimenticabile finale che nella sua drammaticità racchiude qualcosa di intenso e poetico.



martedì 31 luglio 2012

[Recensione: Il fatidico giorno prima] « Il cambiamento di un'epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà perché qui, nel rapporto della donna con l'uomo, del debole col forte, appare nel modo più evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. »

Trama: Alla vigilia delle loro nozze, le due amiche Sofia e Milena, rimaste entrambe orfane di madre da poche settimane, ne approfittano per dedicare la sera al racconto delle biografie delle loro mamme. Conosceremo così Pierangela e Rosa, due donne estremamente diverse ma accomunate da sofferenze molto simili: la mancanza di una famiglia, la povertà e, soprattutto, il non avere un grande amore al fianco.




Il mio voto: 




Il mio commento:



Il fatidico giorno prima è un romanzo che si snoda quasi completamente nel passato, in quanto vengono raccontate , attraverso le voci delle figlie, le storie di due donne vissute nelle campagne italiane del dopoguerra che, a dispetto del boom economico che ne è seguito, vivono in un clima di miseria, fatta di sacrifici e lavoro duro. Anche se per certi versi le loro vite sono state profondamente diverse, alcuni fatti le accomunano . Sono storie intense e sofferte le loro, come quelle di altre donne vissute in quel periodo e che sicuramente avranno voluto riscattarsi ed emergere da quel mondo di ignoranza popolana dovuta per lo più alla mancanza di una formazione culturale la cui massima aspirazione è una “ misera ” terza media, dove pettegolezzi moralismo sono solo depositari di bugie sotto mentite spoglie, vittime e carnefici di una contro - cultura che fa paura , sepolta ( o amplificata? ) poi dalle cazzate propinate in tv.
Rosa e Pierangela sono entrambe vittime che hanno però voluto combattere fino all'inevitabile resa di minacce e pettegolezzi pur di riscattare la loro immagine, la quale erroneamente veniva paragonata a quella di genitori incapaci e menefreghisti. Sono spaccati vita come ce ne potrebbero essere altri veritieri, basta chiedere ad un nonno per sentirsi dire la vita di stenti e sacrifici che si faceva, al punto che ci si domanda come abbiano fatto a tirarsene fuori così “ brillantemente ” e rimanere così solari e giocosi in una domenica pomeriggio a giocare a carte o facendo i cruciverba con la nipote. Siamo sinceri, molti ( per non dire tutti ) hanno anche solo pensato a come hanno fatto a sopravvivere potendo solo contare su loro stessi e magari dovendo pure badare a fratelli e sorelle come fossero loro i genitori anziché essere dei semplici figli come gli altri. Questo discorso ovviamente si può fare sui loro nonni e i nonni dei loro nonni e così dicendo fino all'inizio di tutto. In quarant'anni e più abbiamo fatto progressi enormi , arrivando al punto da dipendere quasi completamente dalla tecnologia. Per fare una ricerca ormai si prediligono Google e motori di ricerca e siti trovati dai suddetti per toglierci un dubbio, seppur banale che sia. Quando erano giovani i miei genitori era già il massimo della vita avere un'autoradio adesso per noi mostruosamente giurassica ( con tanto di fossili tra un po' :) ) mentre adesso abbiamo quasi l'autoradio che fa il caffè. Ma non preoccupatevi perché inevitabilmente arriverà anche quella. 
Provate ad immaginare qualcosa che vi sta intorno e che è stato fatto “ all'antica ”: c'è qualcosa che si avvicina anche di poco? Non credo. Comunque non è una ramanzina, badate bene, solo una piccola riflessione. 
Non sto dicendo che la tecnologia e il progresso sia sempre e comunque il cancro dell'umanità perché generalizzare così , ad cazzum, è come dire che tutti gli alberi sono verdi. Grazie lo so anch'io ma mica sono tutti, chessò, verde pisello, no?
Smettendo di divagare e parlando seriamente di questo libro posso solo dire che è stata una lettura che ho apprezzato sinceramente e che, quando mi sarà possibile, vorrò comprare per tenermela e , magari, per farla leggere anche alla mia simpatica nonna che spesso sbaglia a leggermi le definizioni del cruciverba suscitando attimi di ilarità in entrambe. Forse non è uno di quei libri che ti suscitano grandi riflessioni da provetto filosofo ma comunque danno da pensare sul comportamento e sul pensiero di gente gretta e becera che esprime il massimo potenziale additando chissà chi solo perché sono troppo ignoranti per poter far prendere fiato al cervello e far girare la rotellina al criceto. E occhio che esistono ancora questi esemplari. No, non chiamate il WWF o simili perché, strano ma vero, non sono in via d'estinzione. Per sfortuna .
Inutile divagare sui mariti e sui suoceri / genitori che hanno avuto Rosa e Pierangela perché c'è proprio da vergognarsi pensando che esistono davvero ubriaconi che prendono a mazzate la figlia e che le fottono la paga dopo che si è fatta un culo così . Cazzeggiando ho trovato una citazione che si sposa perfettamente con le storie delle due donne dalla scorza dura creatasi proprio per soffrire meno: Fumare potrebbe farti morire dieci anni prima, bere, persino, quindici, ma amare chi non ti ama ti fa morire ogni giorno.
Ci sono dei refusi, delle ripetizioni ed errori di battitura ma  penso che un buon editing avrebbe potuto benissimo aver risolto il problema. Potrebbero infastidire anche certe espressioni “ colorite ” ( ad esempio una cosa del tipo: s'è fatta un culo così ) ma io ho ampiamente sorvolato perché sono abituata ed inoltre perché mi sembravano rendere realistica la situazione. D'altronde il linguaggio eternamente fine non si sposa con il contesto in cui la storia è ambientata. Purtroppo l'epilogo delle due donne è profondamente triste ma la felicità delle figlie in un certo qual modo riesce a risollevare un po' tutto.
Voto: 4 .

giovedì 26 luglio 2012

[Recensione: Switched. Il Segreto del Regno Perduto] « We are gonna dance into the sea. All I want is you, you're ma chérie »


Trama: Wendy Everly sa di essere diversa dalle altre ragazze, ha scoperto di possedere un potere oscuro che le permette di influenzare le decisioni altrui, un potere segreto che non può rivelare a nessuno. La scuola della piccola cittadina di provincia in cui si è trasferita con la famiglia, le sta stretta, il rapporto con la madre è conflittuale, tutto sembra insopportabile finché una notte si presenta alla finestra della sua stanza il misterioso e affascinante Finn, da poco in città. L'arrivo di Finn sconvolge il mondo di Wendy. Questo strano ragazzo possiede la chiave de suo passato e le risposte sui suoi poteri e rappresenta la porta d'accesso a un luogo che Wendy non avrebbe mai immaginato potesse esistere.

Il mio voto: 1 / 2

Il mio commento:

Ad essere sincera sono partita prevenuta nei confronti di questo libro , complici delle recensioni di anobiiani che ne parlavano male e... be', il genere e la storia che proponeva. Il problema è che alla fine non sono rimasta così colpita come avrei pensato.
Il prologo colpisce, in quanto troviamo una Wendy di sei anni che, in seguito all'ennesima lamentela in presenza degli ospiti invitati al suo compleanno, si ritrova la madre in preda ad un qualche delirio che la aggredisce accusandola di essere una qualche creature mostruosa che le ha ucciso il figlio. Diciamo che un bel " Cazzarola " ci può anche stare.
** salto temporale di una decina d'anni **
La psico-mamma è rinchiusa in un ospedale psichiatrico mentre Wendy , ormai adolescente, continua a ficcarsi nei guai, trasferendosi continuamente seguita dal fratello maggiore e protettivo Matt e la zia Maggie. Un giorno improvvisamente si fa la conoscenza di Finn, un tipo bellissimo che frequenta la sua scuola la fissa di continuo , quasi stesse tenendo d'occhio. E in effetti è così, perché il bel figone altri non è che un cercatore inviato a rintracciarla e riportarla dal sue vero popolo: i troll. Interessante come sviluppo, non trovate? E' normale che la maggior parte delle persone che hanno letto questo libro si trovino d'accordo sul dire che finalmente c'è qualcuno che ha abbandonato il cliché dei vampiri, delle fate e dei licantropi, trasformando questa storia in qualcosa di buono.
E qui casca l'asino.
I troll sono, ovviamente, tutto il contrario dell'immagine che ormai la gente si è fatta , ovvero: brutti, bassi, verdi, ecc. Questi qui sono come i vampiri, le fate e i licantropi sopracitati: bellissimi, elegantissimi, intelligentissimi e via dicendo. Molto probabilmente un qualsiasi vocabolo che termini in - issimi si azzecca a 'sti cosi.
Qualcosa che li differenzia dagli esseri umani c'è, strano ma vero. No, non mangiano l'erba come le mucche al pascolo. No, non sono esseri geneticamente mutati alla Wolverine o alla Spider Man. Semplicemente questi qui hanno sempre i capelli arruffati e tendenti al crespo e un'avversione profonda per le scarpe. Basta andare in un negozio e prendere il Sunsilk per capelli crespi e delle cazzo di pattine, così ci si fanno pure le pulizie mentre si ciabatta per i villoni. Sì, questi sono tutti 
fottutamente e schifosamente ricchi. Quasi a voler primeggiare Wendy lo è di più. D'altronde lei è la principessa di Förening, come non potrebbe (quasi)pulirsi il culo con i dollaroni al posto della carta culica?
Una cosa che fa profondamente incazzare è che l'autrice per tre quarti del libro si è dimenticata di dover dare qualche info sui poteri di questi cosi e sulle loro origini, o cose simili. A me non frega fondamentalmente un bene amato di leggere della caricatura diPretty Princess perché se voglio rivedere quel film spulcio su SKY o me lo guardo su internet. Io voglio sapere da dove caspita arrivano 'sti troll. Da Disneyland? Da un buco nero affacciato su un'altra dimensione diversa dalla nostra? Dunque?? Nisba. C'è la principessina che si deve sorbire nozioni di bon ton e rotture di coglioni - che ho sorbito pure io, zio cane - dalla “ madre ”*, oppure struggimenti e balle varie su quanto sia figo ballare attaccata a Finn per le prove del ballo del suo battesimo.
Mi ha delusa pure sul fronte amore, in quanto mi sarei aspettata qualcosa di meglio di una che rimane lì come una platessa davanti al belloccio dopo due secondi che lo guarda bene. In un certo qual senso speravo nel rapporto apparentemente ” incestuoso ” con Rhys, almeno c'era qualcosa di emozionante nella trama. Purtroppo Trylle e Mänskling non posso stare insieme. Non possono nemmeno guardare film e stare nella stessa stanza, figuriamoci!
Switched in definiva è stata una lettura gradevole, da estate oserei dire. Ho voglia di leggere il seguito ma ad un certo punto mi chiedo anche perché. Mi sembra che sia stata messa troppa carne sul fuoco. I personaggi hanno uno spessore ma non mi sembra che vada oltre il post - it della mia scrivania , la storia travagliata di Wendy viene spiegata alla buona, come quando spiego a grandi linee la trama di un film che ho visto ad una mia conoscenza. Capisce qualcosa ma ha quella sensazione di incompleto; e ci sta se sono io che spiccico due parole su una minchiata ma in un libro queste frivolezze e queste cazzate non devono nemmeno essere lasciate al caso. Anche la scene del “ combattimento ” non emozionano, lasciano perplessi. Non perché manchino i cazzotti ma perché non c'è emozione in quello che si legge. E se c'è è poca ed inutile per addentrarsi nella situescion.
Questo mi è sembrato uno di quei libri che ti emozionano ma in definitiva lasciano poco o niente una volta terminati. Mi dispiace doverlo dire perché tutto sommato la trama aveva spunti interessanti e mi aveva incuriosita ma alla fine l'unica cosa che mi è piaciuta davvero è stata la fine .
Il seguito lo aspetto in biblioteca come questo perché il Fiuto non è pienamente convinto.

* Ditemi che quella è una madre e vi presento la mia. La mia sì che una vera madre, porca tapparella!
p.s. Non so se è un segno del destino ma il libro l'ho finito sulla tazza del cesso.

Voto: 2, 5 .

lunedì 23 luglio 2012

[Recensione: Graceling] « Occhi da orientale che raccontano emozioni, sguardo limpido di aprile di dolcissime illusioni. Tutto scritto su di un viso che non riesce ad imparare come chiudere fra i denti almeno il suo dolore. »

Trama: Tutti i Graceling hanno gli occhi di due colori diversi. Tutti i Graceling hanno un Dono. Difficile è però sapere quale Dono possiedono: a volte anche per loro stessi è duro capirlo e controllarlo. Ci sono Doni quasi inutili, come la capacità di ripetere le parole al contrario o di ricordare certi dettagli. Katje ha diciotto anni e il suo Dono è un'arma terribile nelle mani di suo zio, re Rand. Il futuro le può riservare un posto sicuro al fianco di quest'uomo vendicativo o infinite sorprese, come l'incontro con un Graceling dallo sguardo intenso che sembra conoscerla fin troppo bene.


Il mio voto: 


Il mio commento:



Graceling era proprio una lettura che mi serviva per staccare un po' la spina . Per essere estate per me è un periodo pieno e una lettura come questa, che mi ricorda le origini delle mie letture, è stato proprio un toccasana. Alcuni personaggi potranno essere scontati, e volendo anche la trama di fondo ( c'è l'eroina, la ragazzina che viene salvata, il bel giovane e il Re cattivo ) ma è tutto magistralmente amalgamato e caratterizzato che alla fine non si nota poi molto.
Appena iniziata la lettura si viene catapultati in questo mondo con sfumature medievali e si viene introdotti al mondo dei Graceling, sparsi un po' in tutti i 7 regni. Sono subito rimasta affascinata dal contesto e dai Doni , siano stati “ utili ” o meno.
Il libro è scritto bene in modo semplice e lineare, con descrizioni dettagliate e curate, che non appesantisco la narrazione. Come ho già i personaggi potrebbero apparire scontati ma sono ben caratterizzati e riescono comunque ad affascinare il lettore.
Questo è un libro che ho divorato in pochi giorni, spinta dal desiderio di sapere come sarebbe finita, immaginandomi anche un possibile finale che, vi assicuro, non è stato nemmeno preso in considerazione dalla sottoscritta. Anche la componente romantica non mi ha disturbato perché verosimile. Mi spiego meglio. Non è una di quelle storie d'amore dove c'è il colpo di fulmine dopo che gli occhi di lei si sono posati sugli occhi di lui , creando così l'effetto vampiro dopo mezzo minuto. E' un amore che matura, che tentenna, che sboccia, che sembra affievolirsi per poi divampare. E' un amore che segue i protagonisti con le loro scelte e le loro emozioni. E' una componente soft del romanzo che d'altro canto è riuscito a rapirmi più di quanto mi aspettassi. Forse perché è questo l'amore che spero di trovare in un romanzo. Un amore verosimile, forte e al contempo fragile, capace di alzarsi in tutta la sua imponenza per poi infrangersi sugli scogli come un'onda.
Lo scontro finale con il cattivo è stato davvero interessante e che ho saputo apprezzare. Non è stato banale anzi è stato proprio un piccolo colpo di scena che non mi sarei aspettata. O almeno, non così.
Il finale poi è stato davvero emozionante per me, in quanto non è il classico finale felice ma nemmeno troppo drammatico che mi avrebbe sicuramente bruciato il piacere della lettura. Il finale è , per così dire, aperto ma non al punto da lasciare il lettore con l'amaro in bocca con la speranza trepidante di un seguito.
Po sarà stato davvero così? *w*
I personaggi sono tutti ben caratterizzati anche se alcuni mi sono sembrati scontati. Un esempio? Bitterblue, la principessina. Quando viene trovata nel bosco da Katje e Po sembra una fanciullina impaurita ma in seguito, quando ormai è da un po' che viaggia con loro, cambia completamente atteggiamento: non piange né si lamenta per alcunché. Va bene impegnarsi per non essere d'intralcio ma tutti possiamo avere un momento di fragilità o di debolezza. Personalmente Bitterblue mi è sembrata troppo “ finta ” per poter sembrare verosimile ma , tutto sommato, ho sorvolato.
Il mio personaggio preferito è stato proprio Po o, chiamandolo col nome vero, Grandemalion Verdeggiante. Sarà anche il personaggio col passato tormentato ma mi è subito piaciuto il suo modo di fare e porsi. Sarò stata ammaliata dai suoi occhi! :)
Sinceramente avrei sperato in un finale migliore per lui ma alla fine ha trovato un suo equilibrio di felicità.
Voglio leggere al più presto Fire, già in mio possesso, ed eventualmente anche Bitterblue.


venerdì 20 luglio 2012

[Recensione: Un amore mai dimenticato] « Riesco quasi a vederlo quel sogno che sto sognando, c'è una voce dentro la mia testa che dice non lo raggiungerai mai. »

Trama: Le lettere presenti in questo libro non sono autentiche, anche se i fatti raccontati in esse corrispondono alla realtà storica, almeno per come è stato possibile ricostruirla attraverso i documenti e i libri, citati nell’introduzione. Le lettere di Silvio Pellico sono state scritte da Laura Gay, quelle di Cristina Archinto Trivulzio sono state scritte da Cristina Contilli.




Il mio voto: 


Il mio commento:



Ed in talun di quegli alberghi santi / Una donna io vedea ch'erami stella; / E a lei movendo i guardi miei tremanti, / S'umilïava mia ragion rubella: / Mi parea ch'a me un angiolo davanti / Stesse per me pregando, e allora in quella / Amica del Signor ponendo io speme, / « Ah sì, diceva, in ciel vivremo insieme! »
Davvero un libro molto delicato e ricco di emozioni , magistralmente svelate e raccontate nelle lettere - riscritte dalle due autrici - che si sono realmente scambiati Silvio Pellico e la contessa Cristina Archinto Trivulzio. Non sembrano troppo distanti da quelle che si sono effettivamente scritti i due innamorati ai tempi, in quanto il registro ricorda molto quello del tempo. Come sempre la ricostruzione storica è impeccabile e riesce a coinvolgere, seppur per poco visto la brevità del romanzo.
Suggestive anche le immagini e preziose le fonti storiche . Ho divorato lettere e fonti e quant'altro come ipnotizzata. Le lettere se lette ad alta voce, come se le si stesse leggendo a qualcuno poi, sono ancora più belle ed emozionanti.
Bellissimo il ritratto di Cristina con il figlio accanto e la meravigliosa arpa regalatale dal marito in nome della musica che entrambi amavano e che fu la dimostrazione che il loro fidanzamento era ormai sancito. ( http://www.artearti.net/assets/images/uploads/PoldiPezzoli10.jpg )
L'amore apparentemente impossibile tra i due vince solo nella tarda età dei due innamorati, in seguito alla separazione di Cristina dal marito, Giuseppe Archinto. Non hanno comunque vita facile una volta insieme ma credo sia impossibile non rimanere ammaliati da questi due personaggi e dal loro amore che comunque si fa sentire nelle pagine del libro. Direi quasi che è delicato come un fiore ma al contempo forte e corposo come il suo profumo.

. voto . 3, 5.

p.s. Vi lascio anche la video recensione fatta da una delle due autrici . 

venerdì 13 luglio 2012

Strano ma vero: non sono morta!

Questo è un periodo difficile e pieno. Sto cercando di non pensare continuamente a tutte le cose sbagliate o che non vanno nella mia vita, concentrandomi su qualcosa di positivo. Ultimamente credo che anche le cose positive però stiano iniziando ad incamminarsi verso la sfera delle cose sbagliate o non funzionanti e , detto francamente, mi fa stare male .

venerdì 29 giugno 2012

La canzone della mia vita.

Ieri mi sono divertita un mondo in piscina! Riflettendoci un po' su però mi sono detta che mentre mi divertivo c'era qualcuno che aveva il cuore lacerato dal dolore ma una volta ogni tanto anche il mio di cuore deve cicatrizzare le ferite. Non voglio finire col cuore sbrindellato a vita perché mi sono sempre presa il peso degli altri sulle spalle invece di pensare al mio, di peso e alla mia, di schiena.

martedì 26 giugno 2012

[Recensione: Trenodia] « You and I »

Trama: Bologna, anni novanta. Pino è un operaio di mezza età che trascorre una vita monotona, ma tranquilla. Jhonny è una vivace mosca parlante. 
Il loro primo incontro è stato a un funerale, quello di Jhonny. Tra loro due nascerà una sincera amicizia, che li condurrà all’interno di afose sale da ballo, a visitare rimesse abbandonate, a scappare su assolate colline. 
Per scoprire quale scherzo del destino ha trasformato un atletico ragazzo trentenne in un rompiscatole con le ali.




Il mio voto: 




La mia recensione:



E' stata davvero una bella esperienza questa. Sotto il velo di normalità ed ironia dei due protagonisti, Pino e la mosca Johnny, c'è molto più di quello che si può immaginare.
Pino rappresenta l'uomo che non ha le palle, l'uomo che, non sapendo scegliere, ha lasciato che fosse il destino a scegliere per lui, sprofondando in una vita di piatta e squallida, una di quelle vite scandite solo dai programmi che uno si fa. Come dire che tutti i giovedì c'è la pasta al forno per cena. E così tutti gli altri giorni con i loro colori, i loro impegni e i loro modi. Tutti preconfezionati da una persona mediocre che magari potrebbe pure dare molto di più al mondo e a sé stessa ma siccome si fa fatica e bisogna compiere delle scelte puntualmente abbandona tutto e se ne va, come qualcuno che ha appena evacuato un gigantesco stronzo e ha tirato l'acqua dello sciacquone per ritornare alle sue cose.
Pino arranca, giorno dopo giorno, al giorno fatidico della pensione, così come un tossico striscia verso il suo nettare degli dei.
Johnny invece incarna il prof. trentenne che si diverte e cerca di vivere appieno la sua vita. L'incidente d'auto che stronca la sua vita e lo fa poi risvegliare sotto forma di mosca cambia radicalmente anche lui, rendendolo ossessionato dalla teoria del complotto secondo cui un suo collega avrebbe deliberatamente manomesso un qualcosa che avrebbe poi causato l'incidente, semplicemente per non voler accettare la cruda realtà del rasoio di Occam, secondo cui la soluzione più semplice spesso è anche quella corretta. 
Tutto perché all'inizio l'aveva preso in antipatia e gli aveva giocato dei brutti scherzi. Scherzi che, volendo guardare, non possono essere tollerati da gente “ matura ” come a voi adulti piace definirvi. 
Johnny insomma è un personaggio davvero simpatico e alla fine devo dire che parteggiavo spesso per lui ma, a conti fatti, anche lui vive in un mondo apatico e fatto su misura. Purtroppo questo ha penalizzato ma c'è di buono che l'ha reso molto umano e di conseguenza molto stupido.
I due col tempo diventano amici e grazie ai loro rapporti iniziano a maturare. La cosa buffa è forse questa: spesso abbiamo bisogno di una spinta o di un calcio in culo per iniziare a cambiare qualcosa della nostra vita e , non so a voi, ma a me questo provoca una risatina amara, come quelle risate da bambine con l'aggiunta del tono amaro della cosa.
Anche gli altri personaggi però s'intrecciano bene con i protagonisti e il tutto diventa davvero uno spettacolo interessante, fatto di colpi di scena, risate e - nel mio caso - malcelata tristezza. A pensarci bene la canzone che sto ascoltando , musicalmente parlando perché non ho letto il testo, sembra adatta a questo libro. A me trasmette tutto quello che ho provato durante la lettura, soprattutto amarezza e dolore. Se l'avessi ascoltata leggendo chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.
Ho apprezzato sinceramente questo libro che, nonostante tutto, secondo me un po' fa riflettere. Provare per credere.

p.s. Per puro caso ho scoperto che la parola Trenodia indica un canto funebre, riferito in special modo all'Antica Grecia.


[Recensione: Andrea e il mondo dei Chapas] « Non è tanto l'aiuto degli amici a giovarci, quanto la fiduciosa certezza che essi ci aiuteranno. »

Trama: Evon è un Chapas, proveniente da un mondo parallelo, in visita sulla Terra per studiare la vita degli umani.
Andrea è un bambino curioso, con la testa sulle spalle. L’incredibile viaggio di un ragazzo nella terra dei Chapas, dove l’Eremita li guiderà e li istruirà per sconfiggere Persifer, il nemico di tutte le razze.


Il mio voto: 



Il mio commento:



Questa citazione di Epicuro è perfetta per questo libro.
Il libro racconta la storia di un Chapas - un piccolo esserino dalla pelle verde e con tre sole dita - di nome Evon e dell'umano Andrea, uniti da un legame che risale a due loro predecessori che, come loro, erano stati uniti da una forte amicizia in grado di attraversare i mondi. Entrambi vivono le loro vite finché un giorno il piccolo chapas scopre un ponte che collega entrambi i mondi e, non potendo resistere, decide di attraversarlo finendo nella camera di Andrea. Le continue visite li fanno incontrare e , dopo un attimo di smarrimento , Andrea viene invitato dal Vecchio Saggio nel mondo dei chapas per parlargli. Inizia così l'avventura di Evon e di Andrea verso l'Eremita, l'unico che può aiutarli nel capire il tutto. Quella che doveva essere una semplice passeggiata alla ricerca della verità diventa ben presto una missione per salvare il mondo dal malefico Persifer, già sconfitto una volta, che reclama vendetta.
La storia è indicata ad un pubblico giovane ma anche un'adolescente come me ha potuto godersela anche se non quanto avrei voluto.
Un piccolo particolare che non m'è andato a genio è stato quello del rimanere all'oscuro delle due settimane d'addestramento che i due amici fanno presso l'Eremita. I due le descrivono come molto importanti per loro e anche un solo piccolo accenno secondo me sarebbe stato prezioso.

lunedì 25 giugno 2012

[Recensione: Muses] Tutte le sfumature della nostra vita.

Trama: Quando scappa da Roma diretta a Londra, coperta di tatuaggi e piercing, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre. Ha appena scoperto di essere stata adottata, ma per lei questa notizia è quasi un sollievo. Cresciuta con un padre violento e una madre incapace di esprimere il proprio affetto, ora Alice deve scoprire le sue radici e l’eredità che le ha lasciato la sua vera famiglia. 
Decisa, risoluta, ribelle, è una violinista esperta ed è dotata di una voce straordinaria. Ed è proprio questa voce a guidarla verso la verità: le antiche nove Muse, le dee ispiratrici degli esseri umani, non si sono mai estinte.
Camminano ancora tra noi. I loro poteri si sono evoluti. E Alice è una di loro.
La più potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe sfruttarne gli sconfinati poteri per guidare gli uomini, forzarli se necessario, fino alle conseguenze più estreme.
Ma un dono così può scatenare l’inferno.
E sta per accadere.


Il mio voto: 


Il mio commento:

Muses è un libro che mi ha subito catturata anche se, in tutta sincerità, non so spiegare veramente perché. E' un libro forte, con argomenti forti e con una protagonista molto forte. Il suo nome è Alice De Angelis ed è la Musa della Musica.
Ignara della sua vera identità, vive la sua vita in modo “ apatico ”, tra una madre incapace di alzare un solo dito contro il marito manesco e sfogandosi suonando il violino ed esibendosi con i Blood Tears nei locali di Roma. Proprio una di queste sere la sua vita viene sconvolta radicalmente in seguito ad un incidente autostradale e che, in modo apparentemente involontario, la porta a conoscenza di una verità fino a quel momento taciuta: i De Angelis non sono i suoi genitori biologici. Alice decide così di partire per Londra alla ricerca di sua zia Dolores sperando che quest'ultima possa darle spiegazioni su chi fosse stata sua madre in vita. Inizia così il suo viaggio che tocca le varie tappe del percorso nelle città di Roma, Londra e Parigi.
La storia, come ho già detto, l'ho trovata molto emozionante e coinvolgente al punto che, nonostante avessi iniziato il libro con uno spirito tutt'altro che attento e disponibile a capire gli avvenimenti, sono stata presa di peso e gettata nella storia in modo imprevedibile e inaspettato che mi ha scrollata un attimo.
Minerva among the Muses
E' un libro che, a mio avviso, potrebbe benissimo essere IL libro, ovvero il libro perfetto che tutti cercano, manco fosse il Santo Graal.
Non ho comunque dato cinque stelline al libro perché, nonostante tutto, non mi ha presa al punto da e forse questo è dovuto anche al finale. 

Il libro comunque non manca di colpi di scena, anzi ce ne sono parecchi e sono tutti incastrati perfettamente nelle situazioni, rendendo tutto più scorrevole e piacevole. E' un libro coi fiocchi che mi ha trasmesso molte emozioni - positive e negative che siano - che non si possono cancellare così come non posso cancellare quello che provavo durante la lettura. Perché questo è un libro vivo, che offre spunti di riflessione anche se spesso l'elemento dominante è la mitologia e tutto questo non è possibile per qualche dono divino ma perché l'autore sa che azioni far fare e far dire ai suoi personaggi per renderli più reali, più vicini a noi. Ecco come è possibile trovare un punto d'incontro con i personaggi, per non dire che in alcune situazioni addirittura ci si immedesima.
Concludo dicendo che è una lettura caldamente consigliata a tutti, ma proprio a tutti. Anche a chi non mastica il fantasy in ogni sua forma.

domenica 24 giugno 2012

[Recensione: Onde di luce] Tutto quello che può darci una poesia....

Il mio voto: 


Il mio commento:


…. lo troviamo in questo piccolo libricino, una piccola silloge se mi passate il termine. 
Io e l'amore siamo acqua e fuoco, gatto e cane, incompatibili eppure qualcosa ci attrae l'uno all'altra. 
Assaporare questi versi liberi, pieni di sentimento ma leggeri come l'aria che respiro è semplicemente fantastico! 
Gustare queste poesie cariche di sentimenti che per il momento ho conosciuto tramite conversazioni, libri e film è stato come assaggiare una torta proibita, deliziare il palato con le prime dita di spumante durante una festa tra parenti e dall'alto del tuo trono da bimba curiosa chiedi di poterlo assaggiare, così da poter sperimentare una cosa nuova e un po' dolce – amara, come la vita: sempre pronta a darti la dolcezza impreziosita da scaglie di amarezza. 
Che altro dire? Quella che ho amato di più è stata l'ultima, la più speciale credo, Onde di Luce e come spesso accade non so dirvi perché. Di sicuro non mi ha ricordato il mio amore smisurato per il mare ma sono sicura che qualcosa dentro di me si è mosso quando è finita e ho chiuso il libro. 
C'è poco da dire se non che mi ha emozionata e sono felice di averle lette perché mi hanno dato quella spinta di cui avevo bisogno per ricominciare la mia “ carriera part – time ” da poetessa. Chissà, magari scrivo ancora qualcosa che c'entra con l'amore anche se non credo di essere abbastanza vecchia per averlo assaporato pienamente. 
Ripeto che è come bere le prime dita di spumante o vino a tredici anni: non ti gusti niente, anzi rischi di rovinare tutto. 
Meglio godersi la coca – cola a quest'età invece di attaccarsi alla bottiglia..
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