martedì 25 settembre 2012

[Recensione: Le nebbie di Vraibourg] « Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma. »

Trama: Le nebbie di Vraibourg narra la storia del diciottenne Etienne Dorin che, dopo essere cresciuto in un collegio, viene convocato dal nobile Tancrède Des Essarts per istruire il figlio. Arrivato al castello della Guyenne, il giovane viene presto invischiato nelle nebbie del mistero che avvolgono il piccolo paese normanno di Vraibourg. A rendere più insidiosa la ricerca della verità è Dorian, il figlio di monsieur Des Essarts, che fugge via da ogni lezione per nascondersi, “animale immemore”, tra le ombre del bosco che circonda il castello, in un buio che protegge e consola dalla consapevolezza di essere un ragazzo, dicono in paese, toccato da Dio. In un inquietante scenario, intessuto di falsità e inganni, si muovono i personaggi delle Nebbie di Vraibourg, avvinti da una caleidoscopica catena di eventi e intrecci imprevedibili. Un romanzo sull’ambiguità che si macchia del sangue della vendetta; una celebrazione gotica del rancore quando si arma di fine e diabolica astuzia.


Il mio voto: ★ 1 / 2


Il mio commento:


Le Nebbie di Vraibourg è un libro che ho iniziato da curiosa esploratrice in un genere letterario che conosce poco e che a fine lettura mi ha lasciata di sasso , in quanto questo non è un libro che lascia indifferenti. Pian piano ti accompagna e , sempre quieto quieto, ti gioca un tiro mancino, rimescola davanti ai tuoi occhi le carte a suo piacimento e , alla fine , quando ormai pensi che non potranno più esserci rivelazioni shock e mascelle cascanti ( da parte tua ), ecco il colpo di grazia che non ti lascia nemmeno dire “ Zio sbuccia nespole ” talmente fa effetto.
Un altro pregio di questo libro è che ti fa proprio venir voglia di essere lì , anche come fantasma, 
per vedere tutti i retroscena, trovando così risposta a tutti quei segreti che nemmeno a fine lettura trovano davvero una conclusione. In parole povere questo è un libro che va vissuto, oltreché letto. 
Non è altresì possibile non entrare in empatia con il personaggio di Etienne, da sempre orfano mantenuto in un collegio da un misterioso uomo che un giorno gli propone di diventare l'insegnante del figlio. Un figlio indubbiamente strano e sfuggente, bello e feroce come una fiera , crudele, spietato e privo quasi di qualsivoglia sentimento. Ma, badate bene, che tutto ciò che viene detto, in realtà, non è stato mai detto. Vraibourg, a conti fatti, è la città del controsenso, del mistero e dell'inganno, perlopiù reciproco.
Etienne, Dorian, Tancrède Des Essarts (il nobile), Ophélie, Madeline sono tutti personaggi che si evolvono con la storia, facendosi quasi manipolare da mani esperte ed esterne come il pongo, assumendo continuamente forme nuove che , inevitabilmente,
 lasciano sempre trasparire un qualcosa su di loro, atto a confondere chi legge.
Credo che sia impossibile riuscire a capire davvero il finale prima di averlo letto e anche lì si rimane comunque sì sbalorditi ma anche confusi e insaziati come se il pasto non fosse realmente finito e mancasse ancora qualche portata perché questo libro non è fatto per saziare, bensì per insinuare dubbi che sono incapaci di svanire. Sono dell'idea che per avere questo effetto bisogna innanzitutto ringraziare i personaggi, attori magistralmente manovrati come burattini, burattini che sanno solo metterci la faccia perché le parole e i comportamenti sono detti e compiuti da quelle mani esterne capaci di modellare il pongo dei loro artisti, puntini neri in un modo bianco che si credono importanti ma che in realtà possono essere solo delle deboli pedine in un gioco più grande di loro.

[Recensione: La rosa e il pugnale] « Se mi stendessi qui. Se mi stendessi semplicemente qui, Ti stenderesti con me e ti dimenticheresti del mondo? »

Trama: Amélie Morel è una brillante studentessa di architettura e vive a Parigi. 
Con un gruppo di compagni, e sotto la guida dell’affascinante professor Claude Rolland, partirà per Carcassonne, patria dei Catari, con lo scopo di effettuare uno studio sulla cittadella restaurata. 
Amèlie è entusiasta, ma ancora non sa che al suo gruppo se ne unirà un altro, proveniente dall’Università di Grenoble, e che uno degli studenti selezionati altri non è che Louis, il suo ex ragazzo. 
Fortunatamente, Amélie farà subito la conoscenza del bello e misterioso Jean, che rapirà il suo cuore. 
A Carcassonne, però, ritorneranno a galla gli incubi del suo passato e lei si vedrà costretta ad accettare il suo destino: quello cioè di comunicare con gli spettri per aiutarli a raggiungere la Luce. 
Nel vetusto albergo in cui alloggia, Amèlie verrà tormentata dal fantasma di un uomo che non le dà tregua, ma molti altri spettri inizieranno ad apparirle, con il loro aspetto orribile e le continue invocazioni di aiuto. 
Amèlie, disperata, cercherà conforto tra le rassicuranti braccia di Jean, ma dovrà vedersela anche con Louis, sempre più geloso del loro rapporto, e finirà coinvolta in un complicato triangolo amoroso. 
Con l’aiuto della sua carissima amica Fleur, tenterà di capire come aiutare lo spettro che la tormenta, e anche di trovare un significato alla presenza, nell’albergo, di innumerevoli quadri raffiguranti una rosa trafitta da un pugnale. 
Giorno dopo giorno verrà a galla una verità sconvolgente, legata anche ai Catari e al loro leggendario tesoro, e che condurrà Amélie al confine tra la vita e la morte.


Il mio voto: 


Il mio commento:


Credo sia inconfondibile lo stile di M.P. Black in quanto riesce sempre a trasmettere veramente quello che scrive. Le situazioni, i personaggi... molto di questo libro mi ha ricordato Ghost Wisperer , un telefilm che ho amato fin da piccola e che sto guardando senza autocensure col cuscino in questi ultimi tempi. Dicevo? Ah, sì. Le emozioni la fanno da padrone e si nota una maturità stilistica notevole. Purtroppo non posso fare un vero confronto con le precedenti opere perché , a malincuore, mi sono fermata al secondo capitolo della saga di Lisa Verdi che conto di poter finire al più presto dandomi una mossa.
La rosa e il pugnale penso sia un libro passionale perché senza le emozioni che continuano a entrare e uscire dalle pagine, ma soprattutto da te, non sarebbe stato così bello da leggere perché una storia così era già vincente di suo , con tutti gli intrighi , i misteri, i segreti , le incomprensioni, gli amori che sbocciano come una rosa e che vengono trafitti da un pungnale, tutta la storia del conte e dei Catari, le rivelazioni shock... sono tutti ingredienti per un cocktail esplosivo, ricco di passioni e capace di farti amare ogni singola parola stampata sulla carta. Ma sarebbe mancato quel magico qualcosa che ha reso così bella la lettura. Devo dire che all'inizio per qualche arcano motivo ero partita un po' a rilento e non riuscivo a capirne il motivo perché sapevo già prima di iniziare la lettura che questo sarebbe stato un libro valido e , a discapito di quel che si possa dire in giro, questo è un libro che si giudica già dalla copertina.
Inutile dire che mi ha incuriosita non poco il triangolo Louis, Amélie, Jean e, scusate se scado un po' nel banale, ma il fascino del bel tenebroso ha colpito in pieno anche se non credo sia per questo che ho apprezzato Louis. All'inizio ero entusiasta delle attenzioni di Jean nei confronti della protagonista ma il suo comportamento, l'alone di mistero, le cose che diceva Louis su di lui - che oltretutto sembravano dannatamente vere!!! - mi hanno fatto pensare che forse per una volta potevo lasciar perdere un biondino per farmi ammaliare dallo stronzo tenebroso. ;)
Il personaggio che però più di tutti ho amato è stato il Visconte Raimond Roger Trencavel, un'anima “ dannata ” costretta a portare le catene di una morte indegna e il peso di aver fallito nella sua missione. Ecco, se dovessi dire chi è il mio personaggio preferito del libro direi che è proprio il Visconte. Anche se questo personaggio sembra più una figura di “ contorno ” , l'ho amato fors'anche perché attratta dal suo fascino. In verità penso che siano state le sue emozioni, quell'essere così impavido da rischiare tutto in vita per aiutare i Catari e mostrare poi quella debolezza insita nell'essere umano davanti alle ombre mandate dal Male che me lo ha fatto piacere così tanto perché è quel suo essere vivo nonostante la morte a renderlo così protettivo e altruista nei confronti di Amèlie ma così pavido ed impaurito come un cucciolo davanti alle ombre che lo attanagliavano , spaccando così a metà le sue due figure: quella del cavaliere e del puro, che a tutti i costi protegge gli innocenti e l'altra facciata, quella di un uomo che ha tutto da perdere anche dopo la morte che insinua dubbi nella sua mente e nel suo cuore, credendo così di essere una delle vittime del Male. Il Visconte a conti fatti è una figura ingenua ma forte, consapevole eppure pavida, un innocente che si crede colpevole.
In questo libro si viene trascinati assieme alla protagonista in un mondo popolato da Angeli Custodi, Male Supremo, fantasmi dannatamente reali ( ottime le descrizioni dei fantasmi ) che davano un'impressione davvero nauseante - e che in certe occasioni mi hanno pure un po' lasciata lì come una platessa impanata -, rapimenti e sette e un indimenticabile finale che nella sua drammaticità racchiude qualcosa di intenso e poetico.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...